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Mi sono domandato se talvolta prevalga l’istinto.
Credo che forse nel nostro caso si può "parlare" di intuito. L'istinto penso che sia un qualcosa legato alla sopravvivenza, poi potrebbe essere che in qualche modo l'istinto riesca ad agganciarsi, o fagocitare la conoscenza scritta o orale perché considerata (non idea da cosa) come uno strumento necessario, o un'arma per la sopravvivenza. Ma qui siamo in un terreno che io conosco pochissimo.
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Cioè io talvolta mi incarto se mi metto a ragionare. Mi sono chiesto anche se quando capita di avere pensieri brillanti o comportamenti normali (che nel periodo attuale risultino anomali in positivo rispetto alla prassi) siano frutto della “ragione” oppure quella componente cui si attribuisce il nome di istinto sia semplicemente più elevata...ma anche qui si pone il dubbio da dove derivi eventualmente ciò: questioni genetiche, adattamento o meno al contesto sociale, ambito di crescita e sviluppo, formazione e cosi via...
Forse nel momento che inizi a smettere di pensarci, la risposta potrebbe venirti in mente. La questione è: "quando?"
Anche il sottoscritto a volte si "incarta", di recente una persona mi chiedeva come ho fatto a ricordare migliaia di cifre del Pi greco e mentre cercavo di ripetergli le prime cifre (che conosco come il mio nome e cognome), è sopraggiunta un amnesia inaspettata che ho comunque gestito nel giro di pochi secondi, ma per me è stato imbarazzante proprio come se mi avessero chiesto il mio nome e cognome e non fossi stato in grado di rispondere. Perché è successo? L'ho capito più tardi, era il contesto dove mi trovavo ossia in uno studio odontoiatrico, in piedi e con due persone che mi fissavano con parecchia attenzione. Inoltre non mi sono subito appellato alla memoria visiva ma a quella ordinaria che usi nel richiamare un qualsiasi numero di telefono. Questa esperienza mi mancava. Forse anche il tuo incartarti dipende dall'esperienza che stai vivendo e dal contesto ambientale dove ti trovi. E' un ipotesi ovviamente nel tuo caso (nel mio no perché ho riflettuto sull'esperienza). Ho conosciuto e ho letto molte esperienze di studenti super preparatissimi e che si sono bloccati completamente davanti all'esame, poi quando sono usciti miracolosamente ricordavano tutto. Forse dipende dalla capacità di gestire il proprio stato emotivo e lo stress quando si manifestano inaspettatamente. Se una cosa la conoscevi bene e poi la dimentichi, o ti "incarti" per sopraggiunta amnesia, quasi sempre dipende da emotività e stress, se poi è inconscio potrebbe essere veramente un problema uscire da situazioni spiacevoli che potrebbero auto alimentare la propria emotività, ma qui sono finito nel peggiore dei casi.
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Metodo dell’ascolto
Eh si, ritengo anch'io che abbia potenziale ed un minimo l’ho tastato. Da tenere assolutamente in considerazione.
Da tenere in considerazione?
Leggere comporta degli sforzi di parecchio superiori all'ascolto, per leggere bisogna necessariamente assumere una postura fisica che porterà un dispendio di energie fisiche, senza considerare gli sforzi fisici che devono sostenere gli occhi. E' anche vero che se la lettura prende puoi leggere anche per ore, attivando una distorsione temporale a livello mentale in grado di farti ignorare completamente lo scorrere del tempo, ma in uno studente quasi mai è cosi, succede molto raramente e comunque se non si avverte la stanchezza mentale si avvertirà quella fisica che arriva parecchio prima. A livello mentale la lettura comporta uno spreco di energie mentali superiori rispetto all'ascolto, un fattore completamente ignorato come se non esistesse, insignificante! La memoria visiva non sa leggere, o meglio, è in grado di convertire istantaneamente in immagini parole elementari o comunque parole che hanno avuto già una trasformazione in una o più immagini. Ad esempio, se leggi le parole come: mela, farfalla, caffè, coccodrillo, palla, ci metti una frazione di secondo a visualizzare un immagine mentre con parole astratte o complicate devi investire parecchi secondi di tempo o scomporle in più parti per trovare una corrispondenza visiva. Quindi salti e vai aventi nella lettura, limitandoti solo alla pronuncia verbale o mentale.
Quindi la memoria visiva "vede" segni che sono gruppi di caratteri con degli spazi (tra una parola e l'altra), a cui il cervello da un significato (tralascio la parte scientifica dei nomi delle aree cerebrali coinvolte e l interpretazione della punteggiatura), questo significato arriva alla coscienza come se fossero parole ascoltate. La scrittura è infatti l'interpretazione visiva del linguaggio verbale e ha necessariamente bisogno di coinvolgere più funzioni mentali e fisiche, per ottenere lo stesso risultato rispetto al classico ascolto che avviene in modo diretto. Il metodo dell'ascolto è la via più economica a livello di energie mentali e fisiche. Chi lo capisce troverà un opportunità, chi invece lo snobba o chi afferma che è più comodo leggere, è destinato a sprecare come minimo il doppio o il triplo del tempo delle energie fisiche e mentali in più, nell'arco di un intera vita. Senza averne la minima consapevolezza.
Ovviamente il metodo dell'ascolto, come altri metodi di studio, deve essere considerato uno strumento integrativo allo studio perchè non puoi fare tutto con il metodo dell'ascolto. Il metodo dell'ascolto può essere d'aiuto, ad esempio, quando non si ha voglia di leggere, quando si ha stanchezza oculare, quando si ha voglia di sgranchirsi le gambe passeggiando ma senza interrompere lo studio. Le applicazioni pratiche le decide chi utilizza tale metodo.
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Fai/fate ascolto integrale o capita che tagliate (anche in un secondo momento, di snellimento) della parti superflue?
Velocità di riproduzione?
Dipende dal tipo di studio che vuoi fare. Se si è in corsa contro il tempo, si può leggere e riassumere a voce le parti che interessano registrandole, inoltre i riassunti del testo letti a voce alte possono essere accompagnati da immagini, quindi se si ha un po familiarità con i programmi elementari di montaggio audio-video (mio figlio li usava già in prima elementare), è possibile ottenere un file audio-video da studiare che può essere di grande aiuto per ripassare. Se ad esempio converti (io lo faccio spesso), un ebook in audio per intero e successivamente decidi di riascoltarlo decidendo di dedicargli più tempo per comprenderlo meglio, puoi utilizzare ad esempio Audacity per tagliare le parti che ti servono e incollarle in un altro file; è un po come il metodo dei riassunti ma molto più veloce. Anche qui c'è un risparmio di energie fisiche.
Per ottenere il massimo dal metodo dell'ascolto è necessario acquisire delle competenze base per quanto riguarda l'utilizzo di software di montaggio audio-video e, a parer mio, chi raggiunge un certo livello culturale in quest'era deve obbligatoriamente imparare, soprattutto chi frequenta l'università.
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Anche perchè male non mi fa leggere a voce alta, anzi ho notato come alternando la concentrazione fosse maggiore. E non leggere passivamente ma dando un tono, anche ciò comporta un aumento di attenzione.
E' ripetizione passiva, dopo ore e ore di lettura ad alta voce è di ascolto si apprende per forza qualcosa da se stessi, se poi ci si fa una cultura per imparare a leggere in maniera diversa dal mono tono, si può migliorare notevolmente, è inerziale questa cosa. Purtroppo leggere ad alta voce stanca i muscoli della bocca ma ci si abitua e comunque si può leggere ad esempio 15, 20, 30 minuti, fare delle pause anche lunghe e poi ricominciare quando si ha tempo. Lo si può fare anche per cinque minuti, con gli smartphone che abbiamo ci possiamo garantire un ottima qualità audio.
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Accetto di buon grado le critiche perchè le reputo utile, spero di non esser già stato bollato come allievo!!!
Chi mi conosce sa che sono molto diretto, a volte posso sembrare anche antipatico
ma io dico le cose come stanno; si può essere anche in disaccordo ma il disaccordo su certi argomenti va "documentato". La mia documentazione ufficiale è l'esperienza pratica più di altri che la mia personale.
Io non sono maestro di niente. L'immagine che al massimo mi si può dare è quella dello "
Sempai" giapponese. Gli allievi li hanno gli "altri" di cui si vantano di aver formato.
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Non nego di esser arrivato qui con un’idea sbagliata.
E cioè?
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Ricordo a lungo termine intendi naturale?
Un ricordo a lungo termine riferito all'utilizzo della memoria a livello cosciente, è ogni ricordo che si trova nella tua memoria e che ha un "tempo di sopravvivenza" che dura per un certo tempo: anni, mesi, giorni e che può essere richiamato, appunto, alla coscienza quando ne hai bisogno.
Tutto ciò che è intorno a te sono ricordi a lungo termine, un percorso che fai con tutto quello che comprende sono ricordi a lungo termine. Il tuo mouse fa parte dei tuoi ricordi a lungo termine. L'immagine di una mela fa parte di un ricordo a lungo termine, il personaggio di un gioco della tua playstation fa parte di un ricordo a lungo termine, lo stesso disco che usi per quel gioco fa parte di un ricordo a lungo termine. Una pentola che tieni in casa, un qualsiasi bicchiere nella tua credenza, ecc.. fanno parte dei tuoi ricordi a lungo termine. Le persone che conosci fanno parte dei tuoi ricordi a lungo termine.
Quando "parlo" di mnemonica e mi riferisco a un ricordo a lungo termine, mi riferisco sostanzialmente a tutto quello che riesci a portare alla coscienza con una certa "chiarezza". A livello scientifico i ricordi a lungo termine sono divisi in diverse categorie ma non è necessario conoscerle se il fine è solamente quello di apprendere l arte del ricordare. Magari dopo quando si ha già una certa confidenza pratica nel richiamare, assemblare, consolidare nuovi ricordi.
In una tecnica dei loci, se "prendi" l'uscita della porta di casa tua e visualizzi una bicicletta appoggiata li vicino, con un tuo amico che ti sta aspettando, questa è l unione di tre ricordi a lungo termine che formano un nuovo ricordo a lungo termine che avrà una durata limitata nel tempo quando è nello stato di prima visualizzazione. Il suo consolidamento avverrà solo dopo un numero di volte che l'avrai visualizzato nel tempo, e non dal numero di volte che l avrai visualizzato in una giornata.
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Nell'ambito dello studio mi manca questa quantificazione. Tu vedo che insisti molto sul tenere monitorati i progressi mediante l’utilizzo del cronometro. Altri spunti?
E' un suggerimento con lo scopo di ottenere una certa consapevolezza di alcuni propri limiti, una specie di specchio delle proprie prestazioni in un determinato tempo. Al momento senza nessun allenamento ho delle performance di memoria (tipo alcune prove che si svolgono nelle gare di memoria a tempo) che sono rimaste invariate nell'arco di cinque anni. Questi sono i miei limiti di "default", per aumentarli devo necessariamente allenarmi, se i miei tempi di default peggiorano, le cause possono dipendere dallo stato di salute o da uno stato emotivo che disturba la mia concentrazione. Spunti? Io insisto più che altro di avere un idea chiara di quali siano i propri limiti, in questo modo sarà molto difficile farsi false speranze anche se poi, purtroppo, certe verità possono apparire spiacevoli.
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Quando tu parli di naturalezza alludi al fatto che debba tornare ad essere un procedimento automatico/naturale per sfruttarne tutto il potenziale, se utilizzato come strumento occasionale con fine esame universitario/concorso potrebbe comportare persino una dilatazione dei tempi da quel che sono portato a pensare. Oltre che come dici tu un abbandono di tale percorso con conseguente frustrazione.
Ecco io devo riflettere su ciò:
Mi riferisco al fatto che quando un qualcosa diventa spontaneo nel farlo, la concentrazione può essere minima se non addirittura assente, la concentrazione ha un costo di energie mentali quindi credo che influisca anche sul tempo che passa, può dilatarlo e allungarlo, come può eliminarlo quasi completamente. Riferito alla mnemonica bisogna abituarsi a ragionare in un certo modo, come quando leggi, scrivi, parli ma quando abbiamo a che fare con la memoria visiva e la memoria del linguaggio insieme, diventa tutto molto più complicato. E' difficoltoso pensare per immagini e parole in modo sincrono, direi che è "quasi" impossibile per la quasi totalità delle persone. Memoria visiva e memoria del linguaggio viaggiano in tempi e in "dimensioni" mentali differenti.
Devo, devo, devo,.......
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Il mio modo di fare qual’è?
Leggere, insistenza sulla comprensione, presunzione di aver compreso, in caso contrario ricorso ad altre fonti, e trascrizione.
Trascrizione ok ma come?
Trascrizione noto come si avvenuta leggendo molto più spesso che non trascrivendo “senza guardare” (a frase assimilata al punto dal trascriverla senza guardare). I casi contrari sono avvenuti forse quelle volte in cui il trasporto emotivo per ciò che stavo studiando era tale dal consentirlo.
Nel tuo modo di scrivere manca completamente un modo di ragionare del tutto irrazionale!!!
Non siamo cyborg ma tu cerchi di avvicinarti nel modo di fare
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(Che realisticamente non oso pensare dove sarebbe stato il tempo per fare un lavoro simile per manuali di 1500 pagine, visto che le mie due esperienze sono relative una ad una parte di programma, e la seconda ad un programma ridotto a cui comunque aggiunsi lo studio di parte di un altro manuale. Ad esagerare 150 pagine ed abbondante approfondimento su fonti esterne nel primo caso, 300/350 pagine più appunti il secondo)
E' più pesante un chilo di piume o un chilo di ferro?
Il mese scorso è uscito un concorso pubblico nel mio comune come impiegato amministrativo e ho detto: "quasi, quasi, ci provo", non che mi manca il lavoro, o che abbia difficoltà economiche al momento, ma ho pensato che è un lavoro che prende mezza giornata e poi avrei l'altra mezza per organizzarmi nel fare quello che mi interessa. Lavorare a partita iva è una vera rottura di scatole, impegnativo più che altro e che spesso ai a che fare con clienti che gli devi andare sotto casa con il coltello a minacciarli per farti pagare
, scherzo ovviamente. Però l'opportunità mi ha stuzzicato anche se a dir la verità sino ad ora avrò studiato una decina di ore. Però ho quantificato quello che ho da studiare e convertito in ora di ascolto, siamo su circa 60 ore di "parlato". Il solo libro che ho comprato che è di un migliaio di pagine (ci vogliono circa 45 ore per leggerlo ad alta voce), mentre il resto sono leggi che ho convertito in audio con un software visto che le normative sono pubbliche. Misurare lo studio in pagine non significa proprio un bel niente, misurare lo studio in quante ore di parlato invece ti da una visione del lavoro che effettivamente ti aspetta. Non so se è chiaro quello che voglio esprimere a riguardo.
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Pratica, familiarizzazione e personificazione della memoria.
Sono preziose queste parole!!
Per il momento questa mi sembra la via migliore da seguire, l'altra strada (come già detto), è il classico modello didattico fallimentare delle scuole ordinarie. Alla fine gli studenti imparano sempre con il fai-da-te e con un metodo di apprendimento risalente all era di
Bacone: "Assaggia, inghiotti, digerisci"
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Andare di parole chiave?
Rielaborazione seduta stante?
....
Elaborare un sistema di segni sul modello stenografico invece? Cosa ne pensi?
Per i termini chiave e che si ripetono spesso magari usare un’immagine simile a quella visualizzata nella mente?
Io mi affiderei alla tecnologia visto che ne abbiamo in abbondanza e a basso prezzo. Se fossimo negli anni settanta-ottanta, forse suggerirei di imparare la stenografia (io l ho studiata per tre anni alle superiori, la conosco), mentre se fossimo negli anni novanta suggerirei di acquistare un microregistratore, ma siamo nel 2019 quindi che senso ha prendere appunti quando puoi registrare la lezione? Se poi sei impossibilitato ad usare le tecnologie perchè l hai dimenticate a casa, si prende appunti cercando di sincronizzare come viene l'ascolto con il prendere appunti, cercando di stare attenti a non esagerare nel scrivere come se ogni cosa che dice il prof sia importante, tanto ciò che dice un insegnante fa rimando poi ad un libro o a qualcosa che lui suggerirà di leggere, di ascoltare o di vedere.
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E su ciò, tu che hai potuto cogliere le differenze...questo modo di pensare per immagini ti agevola nella fluidità di ragionamento? O molto dipende sempre dal fine e dalla conoscenza/proprietà dell’argomento?
Io sono convinto che il contesto ambientale e le persone che si trovano all'interno di questo contesto dove tu devi spiegare, parlare, dire qualcosa a uno, o più persone, può influire negativamente sulla fluidità della tua "narrazione" di ciò che conosci anche bene per filo e per segno. Personalmente, e lo dico per esperienza diretta e indiretta, credo che forse bisognerebbe apprendere anche l'arte (se cosi si può chiamare) del public speaking, un qualcosa che secondo me dovrebbero già insegnare alle scuole elementari. Ma forse sto esagerando con le competenze.
In sintesi leggere, riassumere, fare schemi, cercare parole chiave o concetto, sottolineare, fare mappe mentali, ascoltare, ecc.., è solo una parte dello studio, per me è necessario dedicare del tempo (una certa quantità) anche all'esposizione intesa come saper esporre in contesti ambientali che potrebbero attivare in noi problemi emotivi, o alzare il livello di stress e farci fare delle brutte figure nonostante eravamo preparatissimi.
Credo che il problema dell'interruzione della fluidità si possa manifestare in momenti che nemmeno ti aspetti, per questo motivo forse potrebbe tornare utile prepararsi in contesti ambientali dove mantenere il controllo emotivo e la concentrazione è veramente difficile. Una specie di firewalking mentali ma in mezzo a un casino pazzesco.